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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VII, 2
 
originale
 
2. Nec exiguum scelerati monstrabatur indicium, quippe cum eadem nocte sub ipso flagitii momento idem profugisset nec exinde usquam compareret; nam et praesidium fugae, quo velocius frustratis insecutoribus procul ac procul abderet sese, eidem facile suppeditasse; equum nemque illum suum candidum vectorem futurum duxisse secum. Plane servum eius ibidem in hospitio repertum scelerum consiliorumque erilium futurum indicem per magistratus in publicam custodiam receptum et altera die tormentis vexatum pluribus ac paene ad ultimam mortem excarnificatum nil quicquam rerum talium esse confessum, missos tamen in patriam Luci illis multos numero qui reum poenas daturum sceleris inquirerent." Haec eo narrante veteris fortunae et illius beati Lucii praesentisque aerumnae et infelicis asini facta comparatone medullitus ingemeat subibatque me non de nihilo veteris priscaeque doctrinae viros finxisse ac pronuntiasse caenam et prorsus exoculatam esse Fortunam, quae semper suas opes ad malos et indignos conferat nec unquam iudicio quemquam mortalium eligat, immo vero cum si potissimum deversetur quos procul, si videret, fugere deberet, quodque cunctis est extremius, varias opiniones, immo contrarias nobis attribuat, ut et malus boni viri fama glorietur et innocentissimus contra noxiorum more plectatur.
 
traduzione
 
?Un'altra prova, non irrilevante, della sua colpevolezza era il fatto che in quella stessa notte e proprio al momento in cui veniva compiuta la rapina, quello era scomparso e da allora nessuno l'aveva pi? visto. Per facilitare la sua fuga, poi, per rendere vani gli sforzi degli inseguitori e nascondersi meglio, egli s'era servito di quel suo cavallo bianco che aveva portato con s?. Vero ? che in quella casa fu trovato un suo servo che avrebbe potuto rivelare i misfatti e i piani del padrone ma, arrestato dai magistrati e, l'indomani, torturato ben bene e ridotto quasi in fin di vita, non confess? nulla di queste cose. Tuttavia numerosi uomini erano stati mandati al paese di Lucio per rintracciarlo e fargli scontare la pena.? A sentir raccontare queste cose io facevo dentro di me il paragone tra il Lucio beato di un tempo, arriso dalla fortuna e l'asino infelice che ero ora con tutte le tribolazioni presenti e mi struggevo e mi veniva alla mente che non per nulla i filosofi antichi avevano immaginato e rappresentato la Fortuna cieca, addirittura senza occhi. Essa porge sempre i suoi favori ai malvagi e agli indegni e non favorisce mai nessuno secondo un giusto criterio; anzi s'accompagna sempre con certi tali che invece dovrebbero fuggire se ci vedesse, e il colmo ? che ci attribuisce una reputazione diversa da quella che meritiamo, anzi l'opposta, per cui un malvagio passa per galantuomo e una persona integerrima ? vittima; invece, delle pi? nere calunnie.
 

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